martedì 21 maggio 2013

World Press Photo. A Roma il meglio del mondo, della stampa, della fotografia (ancora per poco)

E' li, a pochi passi da S. Maria in Trastevere, di fronte alla jeep dei militari annoiati, circumnavigati i turisti e gli artisti di strada, nell'intervallo tra il caffè e la granita al pistacchio, che il pugno ti aspetta.
Museo di Trastevere. Dieci scalini, due minuti di fila, dritto alla pancia.
Entri e sei subito a Gaza, sbattuta lì, senza presentazioni, con i suoi bimbi uccisi in un raid israeliano, piccoli angeli tra le braccia dei padri, in un corteo funebre che sembra venirti dritto addosso.

E' la World press photo 2013, scattata nel novembre 2012 a Gaza, dallo svedese Paul Hansen.
Così come le altre immagini, vincitrici delle nove categorie, è stata selezionata da una giuria internazionale su 103.48 scatti,  inviati da 5.666 fotografi professionisti di 124 diverse nazionalità.
Sei i fotografi italiani premiati. 

Il World press photo è più di un concorso e di una mostra fotografica itinerante. E' il negativo di un anno, nei suoi attimi più intesi, spesso destinati a diventare storia.

"Le foto vincenti - ha scritto Santiago Lyon, il presidente della giuria - devono riflettere il carattere globale del materiale inviato, la loro forza giornalistica e la loro vitalità fotografica. In breve, tre parole: world, press, photo". Il meglio del mondo, della stampa, della fotografia.

E così da Roma si finisce dritti a Gaza, tra le sue vie dolorose e arrabbiate. Le stesse vie dove bombe alte come  grattacieli cadono pesanti dal cielo - "Colonna di nuvole" si chiamava l'ultima operazione militare israeliana nella Striscia - o dove un presunto collaborazionista viene trascinato da una motocicletta dopo essere stato condannato a morte da Hamas.

Nel cuore di Trastevere si apre una finestra sulla Siria dilaniata da due anni di guerra civile. Ed è impossibile dimenticare gli occhi di una donna appena scampata alla morte (nella foto di Rodrigo Abd, 1° premio foto singole) o quelli di un bambino ferito in attesa di essere medicato, simbolo dei tanti, troppi, minori, vittime di questa e infinite altre guerre.

Ci sono i ribelli dell'esercito di liberazione siriano in prima linea e il fotografo lì in mezzo a loro. La Somalia dimenticata, il Giappone del post terremoto, le coppie gay del Vietnam, l'Afghanistan e le donne sfregiate dall'acido in Iran.


Ma c'è anche il dramma quotidiano insieme crudele e dolce dell'Alzeheimer in bianco e nero. E poi i migliori scatti di sport (nella foto corsa di tori a Sumatra, di Wei Seng Chen, 1° premio sport in azione), i ritratti in posa e quelli in presa diretta.

Questo e molto altro, fino al 26 maggio, al Museo di Trastevere. 

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